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Alla miniera del Ginevro è possibile arrivare attraverso una strada sterrata di quattro chilometri, partendo dall’ex palazzo amministrativo delle miniere a Punta Calamita, punto di riferimento dell'area mineraria. E’ però necessario oltrepassare un’area privata, è quindi necessaria un’autorizzazione a meno di essere accompagnati da personale con incarico di guida nel sito minerario.

La documentazione consultata riferisce di notizie relative alla miniera a partire dal 1887. La coltivazione a noi nota a cielo aperto inizia verso il 1930, per terminare nel 1969. Da quell’anno è stata effettuata in galleria, fino al 1981.

La fase non meccanizzata termina nel 1943, con l’estrazione di circa 200.000 tonnellate di minerale. La fase meccanizzata va dal 1954 al 1969 con 1.450.000 tonnellate, e lascia il sito con una conformazione a gradoni oggi osservabile. In questi ultimi anni si sperimentarono scavi in galleria, iniziò poi la fase produttiva con l'estrazione di minerale, per poco più di un decennio prima della chiusura. Si estraevano a quel tempo circa 600.000 tonnellate di minerale all'anno.

La miniera si presenta oggi con tre livelli. A 6 metri si trova la galleria raggiungibile dal piano d'ingresso di fronte all’impianto di trattamento.

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In questo livello sono possibili visite guidate, organizzate dall'associazione di Capoliveri Caput Liberum. Dall'apertura posta al piano di arrivo al sito minerario si percorre una breve galleria che porta al punto di sosta, prima della discesa ai livelli inferiori, dove è presente l'inizio della discenderia, Qui si trova il refettorio per la pausa degli operai, consumata dalle 10:00 alle 10:30, ma retribuita. L'orario di lavoro era dalle 7:00 alle 15:00. Se necessario c'era il secondo turno. A fianco si trova l'argano che trascinava carichi sulla discenderia. Vi sono inoltre ulteriori brevi gallerie per accedere ad aperture con vista sulle aree di coltivazione.

Il secondo livello si trova a quota -24 metri s.l.m. Giunti a questo punto si osserva la presenza di un piano in orizzontale rispetto alla discenderia. Esisteva qui un ponte mobile che permetteva ai carrelli del secondo livello di raggiungere il piano inclinato stesso, e permettere quindi la risalita del carico.

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Poco a fianco dell'ingresso al livello di quota  -24 un fornello serviva da comunicazione con il livello superiore, sia per il passaggio di aria che di utilizzo in caso di problemi alla discenderia. Entrando dal cancelletto si trova anche una galleria di coltivazione sperimentale, creata per studiare il metodo da utilizzare nella coltivazione vera e propria

Scendendo ulteriormente si arriva al terzo livello, a quota -54 s.l.m. La solida roccia non richiede armature e non consente all'acqua di penetrare in modo significativo all'interno delle gallerie, salvo qualche ricaduta, che  si raccoglie incanalandola a lato galleria, diretta ad una vasca artificiale, posta a fianco dell'arrivo della discenderia. Qui furono installate  pompe per portarla all'esterno.

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Una galleria permette di collegare le due zone di coltivazione, a nord e sud. Una ulteriore galleria conduce al punto di arrivo del pozzo, in cui si effettuava il carico dell’impianto di triturazione sotterraneo, che si estende in verticale fino a –91m s.l.m. A quota -54 è stata ricavata anche un'area destinata alla riparazione e manutenzione dei mezzi e attrezzature. Si trovano in stato di abbandono e degrado piccoli locomotori e motopale, non potendo essere riportati all’esterno.

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Nella tramoggia di carico dell’impianto di triturazione pendono pesanti catene, con lo scopo di attutire la caduta dei grandi blocchi di minerale estratto. Il frantoio a mascelle, per pezzatura da 80 a 100 centimetri, riduceva il materiale a 200 mm., accumulandolo in un silo di 200 mc, ed estratto successivamente con alimentatore vibrante, fino ad una tramoggia dosatrice con pesatura.

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Al Ginevro l'impianto era automatico. Scendeva a -81 dove c'erano bocchette vibranti che riempivano tasche di pesatura con materiale frantumato sopra. Quando giungeva a 4 tonnellate si fermava , e aprendosi la bocca dalla tasca si rovesciava il contenuto nella gabbia, permettendo al materiale estratto di risalire nel pozzo.

Quindi avveniva il carico dello skip di estrazione, per convogliare il materiale all'esterno tramite il pozzo.Due minuti per andata e ritorno, una potenzialità oltre 100 tonnellate ora.

Il silo esterno del pozzo era doppio, con due tramogge. Salendo il minerale toccava una leva che permetteva lo spostamento ad aria compressa per caricare entrambe in momenti successivi. Allo scarico il minerale era convogliato dal nastro trasportatore all'impianto di macinazione e cernita elettromagnetica. Era questo l'impianto di trattamento, una sorta di laveria a secco, con comando manuale azionato a seconda del bisogno di minerale. Il trattamento operato era a secco per la qualità del minerale considerata sufficiente, veniva solo macinato, e l'acqua serviva per abbattere le polveri. Al termine, dal silos si caricavano i camion per andare al cantiere Vallone.

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Sul piano esterno nei pressi della zona del pozzo c'erano prefabbricati, ancora esistenti, che contenevano, in sequenza: lo spogliatoio operai, la mensa operai, l'infermeria e il magazzino, l'officina ed uno per i capi e sorveglianti. Attorno al pozzo si trovano ancora il vecchio magazzino e l'officina.

In galleria a quota -54 si trovano doppi binari, uno per i vagoni vuoti, l'altro per i carichi. I vuoti stazionavano per uso in caso di eventuali guasti o per riparazione. Il locomotore in genere ne trainava otto. I vagoni non avevano ganci ma si incastravano automaticamente, sbloccati poi con una leva.

La coltivazione sud ha subito una frana, lasciando un ampia fessura visibile dall'esterno e protetta da recinzione. La soletta di 7 metri, sollecitata dalle esplosioni e per motivi fisici è crollata. La coltivazione a nord è tre volte più grande di quella a sud.

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Un cantiere minore di Punta Calamita si trovava più a nord, detto Sassi Neri. E' stato coltivato dal 1935 al 1981. Era presente anche un terzo cantiere detto Stagnone, posto tra i due qui descritti, ma  è stato impiegato solo per  indagini e mai sfruttato per coltivazioni.

Ai Sassi Neri si giunge della costa, da nord, proseguendo a piedi dalla località Calanova per circa due chilometri. Da questo punto la miniera del Ginevro dista altri quattro chilometri a sud.

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E' presente un laghetto post a quota -4 s.l.m., oggi circondato da vegetazione, la quale ha ricoperto quasi interamente le zone di coltivazione. A bordo strada si scorge il percorso che conduce sotto al laghetto. Poco dopo a sinistra si scorge l'unico edificio presente, ancora  in condizioni tali da permetterne il recupero.

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Nei pressi del sito c'era anche un pontile di carico per il minerale estratto, in funzione dal 1934 al 1943.

Mappa satellitare con indicazione dei cantieri

  

Patrimonio esistente

Il cantiere Ginevro è il sito più significativo per la presenza di impianti della passata attività mineraria.

La vista esterna è dominata dal pozzo, sul piano più alto del sito. E' conservato tutto l'impianto che dal pozzo di estrazione prosegue, mediante nastri trasportatori, all'impianto di trattamento.

Nel piazzale sono presenti edifici destinati ai servizi, un paio di automezzi. Sul piazzale basso ci sono resti di carrelli e le strutture terminali dell'impianto di trattamento e relativi silos. 

Sul fianco della collina si apre la galleria che conduce ai tre livelli, di cui solo quello posto a 6m s.l.m. è agibile mediante visite guidate. Gli altri due livelli qui presenti non sono stati messi in sicurezza per visite, e si accede solo in alcuni casi, con permesso consentito in caso di ricerche o studi e accompagnati da personale esperto.

Di rilievo in particolare è quanto resta nei livelli inferiori, sia  mezzi che attrezzature, con l'intero impianto di triturazione del minerale, fino al suo punto di carico, non agibile per la precarietà delle strutture di discesa, situato oltre trenta metri sotto la quota  -54.

Le gallerie sono per buona parte illuminate.

Di notevole interesse sono anche le due zone di coltivazione, molto ampie. In particolare la zona sud,  caratterizzata da colori e illuminazione naturale degni di rilievo, essendosi aperta per frana una parte dellla volta.

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