A seguito dei bombardamenti lo stabilimento siderurgico di Portoferraio ne uscì pesantemente distrutto. Da ciò la decisione presa dall'ILVA di procedere con la sua definitiva chiusura, con gravi problemi sull'occupazione dell'isola. Si aggiungevano ai disoccupati i reduci della guerra e chi aveva perso il lavoro nel trasporto marittimo per la distruzione della flotta di trasporto.

Gli impianti minerari erano sopravvissuti alla guerra, erano in buone condizioni, ma  si presentava  una crisi occupazionale dovuta alla diminuita produzione. La richiesta di minerale elbano era passata da oltre 500.000 tonnellate del 1941, a 38.000 nel 1946.

La società Ferromin rifiutò inizialmente di investire e creare  occupazione a causa dei problemi esistenti, ma poco dopo si mossero le acque. All'inizio del 1950 a Vigneria si avviavano i trattamenti nella laveria per la pirite, detta "La Bisarca". Una teleferica fu costruita per  portare  la pirite direttamente dal cantiere  "Antenna" al sito di trattamento. In quegli anni gli addetti al settore estrattivo elbano erano meno di un migliaio. Dopo la II Guerra Mondiale per l'estrazione di pirite anche a Ortano si iniziò a scavare in galleria.

Vigneria laveria  pirite

Si realizzarono altri impianti. A Rio Albano si preparava  il minerale per la fusione, nell'impianto di pellettizzazione. Al Vallone di Punta Calamita, vicino al pontile si realizzò l'impianto di desolforazione.

Vallone Pontile e forno desolfor

I ponti di caricamento erano a Cala Innamorata, Capo Bianco, a Vigneria. Due a Capo Pero, tra la punta di Rio Albano, Cala Seregola e Punta Castelluccio.

Nel dicembre 1960 scadeva la concessione per la società Ferromin, prorogata per altri due quinquenni. In questo decennio si producevano i primi segnali di crisi del settore, e con problematiche che andranno estendendosi nel tempo per lo sviluppo di una destinazione turistica dell'isola.

Nel febbraio '67 una mareggiata distrusse i pontili di Vigneria e Rio Albano, dovendo ricorrere a quello di Cavo. Nel 1979 una seconda forte mareggiata distrusse nuovamente il pontile di Vigneria, ricostruito rapidamente malgrado i tempi di crisi, impiegando provvisoriamente il porto di Rio Marina.

Cavo pontile 1967

Già negli anni Settanta coesisteva l'attività mineraria e il turismo. Nel periodo estivo al cantiere Valle Giove numerosi accorrevano in visita nell'enorme spazio di coltivazione all'aperto.

Valle Giove turismo

Al Ginevro l'escavazione esterna durò solo dal 1929 al 1969. Nella seconda metà del secolo si introdussero anche le gallerie e nel 1970 si fece realizzare da tecnici tedeschi un pozzo di estrazione del materiale.

Dal gennaio 1971 una convenzione decennale attribuiva la concessione alla società Italsider, del gruppo Finsider, fino al dicembre 1980. Con la chiusura della concessione si giunse alla dismissione delle miniere, a causa della crisi del settore ed economie più competitive. Giudizi negativi provenivano da parte della stessa società in merito alla qualità del minerale, per il tenore di zolfo e altri componenti, ed una non regolare uniformità nel minerale fornito alla siderurgia nazionale. Questa necessitava di una bassa variabilità di sostanza utile. Incidevano anche i minori costi di trasporto da paesi lontani permessi dallo sviluppo della cantieristica, con sviluppo della siderurgia costiera. Erano da tempo stati realizzati altri impianti siderurgici, come a Genova nel 1951 e Taranto nel 1965.

Italsider ha quindi cercato di restringere la produzione di minerale a due tipologie, uno fino, idoneo alla sinterizzazione, l'altro calibrato, pronto per la carica in altoforno.

La produzione si è attestata sulle 400.000 tonnellate nel 1971, poi rimasta piuttosto stabile. In precedenza era un poco superiore. Il personale è passato dalle 580 unità del 1961 a 475 nel gennaio 1973.

Secondo un documento Italsider l'isola d'Elba ha fornito dal tempo degli Etruschi circa 60 milioni di tonnellate di ferro.

Terminata l'epopea del ferro elbano rimase occupazione per altre attività estrattive, in zona Monte Fico sopra Rio Marina. Con la direzione di Nuova Italsider, al cantiere Santa Filomena è stato estratto fino al 1992 il  serpentino (silicato di magnesio).