Gabriele Basilico Sesto Falck – Mostra e catalogo

Il Comune di Sesto San Giovanni fatica a trovare un riconoscimento che ufficializzi il termine “Città delle Fabbriche”, malgrado una storia  industriale  che  illuminò con l’acciaio fuso il cielo del paese per decenni. Nel 1996, con l’ultima colata della Falck, si spensero i bagliori della grande stagione produttiva.

Trascorsi tre anni dalla dismissione Gabriele Basilico fu chiamato a darne testimonianza, portando con sè una Linhof Technikardan. L’improvvisa chiusura del sipario aveva ridotto queste cattedrali del lavoro a vuote strutture, nelle quali Basilico percepiva nel suo io profondo gli enormi spazi. La fulminea distruzione del patrimonio industriale si impresse nei 400 negativi, con le sembianze di un corpo svuotato.

Da questi scatti ne sono stati selezionati 48, e costituiscono il catalogo della mostra “Sesto Falck”, aperta dal 6 al 26 Settembre 2011, presso l’Archivio G. Sacchi. Un numero minore di opere è stato esposto.

Tale archivio è stato voluto dal Comune di Sesto San Giovanni e la Fondazione ISEC, per raccogliere materiali di Sacchi, premiato modellista di oggetti di design e plastici di architettura. E’ stato creato all’interno del MIL, il Museo dell’Industria e del Lavoro.

Archivio Sacchi: interno

Brevi gli interventi per la presentazione. Erano presenti (da sinistra nella foto):

Luigi Vimercati (Senatore)

Giorgio Oldrini (Sindaco di Sesto S.G.)

Monica Chittò (Assessore alla Cultura)

Pino Corrias (Curatore dell’introduzione al catalogo)

Gabriele Basilico (Fotografo)

Sintetizzando gli interventi potremmo mettere in luce l’orgoglio con cui gli amministratori locali difendono l’immagine carica di valori del lavoro del territorio di Sesto. C’è stato il rinnovato appello per l’ottenimento sperato del riconoscimento da parte dell’UNESCO, per onorare Sesto S.G. con il titolo di “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, nel quale 37 edifici ed aree risultano protetti.

Entrare negli elenchi dell’UNESCO permetterebbe di recuperare la dignità perduta dei luoghi, e della memoria, e sarebbe  un riconoscimento degli sforzi compiuti da parte dei soggetti interessati. Ma ciò si scontra con l’indifferenza e\o mancanza di sensibilità sul tema, di più ampia portata di coloro che negli anni non hanno saputo far altro che dimenticare una parte significativa della Cultura del Lavoro, oggi riflessa in questi pesanti scheletri della storia.

L’intervento del senatore ha sottolineato come  il termine oggi comune dell’archeologia industriale un tempo non godesse di riconoscimento alcuno, da ciò la difficoltà di portare avanti negli anni un’opera di tutela del patrimonio, ora solo in parte sopravissuto.

Come osservatore di questo paesaggio, abitando anche a pochi chilometri da esso, noto che le ferite aperte dalla rapida dismissione e successive trasformazioni, per soddisfare interessi reali, abitativi e di servizi, sono ingenti. Ed è purtroppo cronaca locale e attuale quella che investe proprio queste aree, con speculazioni di enormi proporzioni su cui solo alla magistratura spetterà mettervi una parola definitiva.

A tutti coloro che fossero interessati a questa operazione di ricostruzione del passato, di recupero della memoria, di restituire dignità al lavoro durato quasi  un secolo, si consiglia di visitare questa piccola mostra. Resta infatti al termine della visita il desiderio di osservare anche le altre centinaia di scatti, da questo anche l’ulteriore consiglio di acquistare il prezioso catalogo, edito da Silvana Editoriale, con una introduzione scritta da Pino Corrias, il quale aveva già collaborato con Basilico nel suo progetto su Beirut.

Siti web:

Archivio Sacchi

ISEC

MIL

Sestoperlunesco

Comune di Sesto

Silvana editore

Seguono alcuni miei reperti archeologici della Falck